Torna indietro


Le ricerche filosofiche

Il secondo Wittgenstein e la nuova prospettiva
Ritornando alla filosofia dopo diverse esperienze, Wittgenstein si rende conto di avere fallito il suo principale obiettivo: fondare la relazione tra linguaggio e realtà attraverso l'identità di struttura mostrata dalla forma logica. Le pratiche linguistiche ordinarie, quotidiane, come anche i problemi tradizionali della metafisica, le prescrizioni morali e le credenze religiose possedono una loro validità; lo scopo della filosofia diventa proprio quello di cercare il senso di una qualsiaisi proposizione all'interno del contesto di un'ha prodotta. Nelle Ricerche filosofiche Wittgenstein abbandona la concezione vero-funzionale come unica teoria onnicomprensiva del linguaggio: il problema di fondo diventa la relazione tra i diversi tipi di linguaggio e il mondo. La svolta nel pensiero di Wittgenstein è segnata anche da un approccio pluralistico al linguaggio.

I giochi linguistici
Il linguaggio non possiede un senso soltanto nella misura in cui può esibire una forma logica: il suo senso coincide con l'uso che se ne fa all'interno di una certa pratica, di una cultura o una tradizione. Questo mondo dentro cui una qualsivoglia proposizione viene prodotta è una "forma di vita", e la nostra pratica comunicativa diventa un "gioco linguistico" (Wittgenstein conia una metafora tra le più fortunate e ricorrenti della filosofia contemporanea). I giochi linguistici sono estremamente diversi tra di loro per struttura, regole e funzioni; la filosofia deve allora rinunciare a trovare una forma logica comune e necessaria, per cercare piuttosto connessioni e differenze tra le varie pratiche, così come si fa quando si cercano le "somiglianze di famiglia" tra persone imparentate.

La critica al concetto e il nuovo compito della filosofia
Wittgenstein mette in discussione la pretesa della filosofia occidentale di scovrire un'essenza a fondamento della realtà e, soprattutto, attacca l'idea stessa di concetto, inteso come lo strumento fondamentale della tradizione filosofico-scientifica. Dal momento che non è possibile indicare una struttura generale del linguaggio, il filosofo deve limitarsi a descrivere i giochi linguistici, cogliendone per ognuno la specificità e le forme che lo hanno determinato.

Linguaggio privato e certezza
Se il senso di una proposizione è dato dal suo uso secondo regole condivise all'interno di un gioco linguistico, ne segue che è esclusa la possibilità di un linguaggio privato, dal momento che gli stati interiori di una persona non sono condivisibili. Andando oltre la teoria del linguaggio come raffigurazione della realtà, il concetto di certezza passa come l'asserto che diamo a quello che consideriamo vero. Wittgenstein sostiene infatti che le certezze più evidenti vanno intese come accordi raggiunti in base per ottenere conoscenze ulteriori.