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Il Tractatus Logico-Philosophicus
Wittgenstein riprende l'atomismo logico di Russell e gli studi di Frege intorno alle condizioni di validita delle inferenze logiche. Determinante è stata anche la cultura viennese di inizio Novecento, rappresentata da scrittori come Kraus e Von Hofmannsthal, da artisti come Kokoschka e Loos, e dall'opera di Freud. Questi intellettuali sono accomunati da un interesse trasversale per il linguaggio e i suoi limiti.
Linguaggio e ontologia
Nel suo primo lavoro Wittgenstein studia la relazione tra la realtà e il linguaggio: in che modo le parole e le frasi che noi usiamo possono riferirsi al mondo che ci circonda? Il filosofo individua relazioni di corrispondenza innanzitutto tra nomi e cose, così come tra proposizioni e stati di cose possibili. I fatti sono stati di cose che si verificano realmente.
La forma logica
Ciò che rende possibili queste relazioni è l'identità di struttura tra il modo in cui sono organizzate le parole nella frase e il modo in cui sono disposte le cose che concorrono a determinare un fatto della realtà. Questa identità di struttura è chiamata da Wittgenstein "forma logica" ed è ciò che permette a una frase di possedere un senso; per il filosofo austriaco il senso ha a che fare con la possibilità di rappresentare mediante una proposizione uno stato di cose possibile. Se lo stato di cose accade effettivamente, la proposizione è vera, altrimenti è falsa, anche se è dotata di senso.
Linguaggio e logica
La teoria del linguaggio elaborata da Wittgenstein è fondata sulla logica vero-funzionale: se il mondo è definito dall'insieme di tutte le proposizioni e se per ognuna di esse è possibile stabilire il valore di verità "vero" (1) oppure "falso" (0), allora sono funzioni di verità delle proposizioni elementari Wittgenstein da un contributo importante alla logica introducendo nel Tractatus le tavole di verità, un metodo che permette di determinare la verità o falsità di una proposizione complessa a partire dalla verità o falsità delle proposizioni semplici e dal modo in cui sono combinate tra loro attraverso i connettivi logici (e, o, non, se... allora).
Scienza e filosofia
La teoria della raffigurazione e la concezione vero-funzionale del linguaggio portano Wittgenstein a una conclusione radicale: è rigoroso e capace di dire qualcosa di vero solo il linguaggio che descrive la realtà e che possiede un senso. Soltanto le asserzioni empiriche caratteristiche delle scienze possono essere considerate "scientifiche". Diverso è il caso delle proposizioni logiche, distinte in tautologie e contraddizioni, le quali non sono dotate di senso perché non indicano fatti della realtà, ma rivelano piuttosto le proprietà del linguaggio stesso.
La filosofia come "terapia" e chiarificazione
Gran parte del nostro linguaggio risulta insensata, in particolare le proposizioni filosofiche che sono attribuite a fatti del mondo. Il senso che viene loro attribuito è frutto di un cattivo uso del linguaggio; non rispettando fatti reali, esso costituisce una forma logica distorta, per cui la stessa storia della filosofia viene a coincidere con un gigantesco fraintendimento. La filosofia deve ripensarsi come attività chiarificatrice e logica, "ciò di cui non si può parlare" resta, per paradosso, ciò che più conta.