Argomento, titolo e indice della tesi

La scelta dell'argomento della tesina è il primo passo.
Tale scelta va fatta bene, ripercorrendo la propria carriera scolastica, ripensando agli argomenti interessanti, all'attualità, facendo emergere le proprie curiosità, attitudini ed interessi.
I criteri da seguire sono quindi:
- gli obiettivi personali: la tesina è un lavoro la cui compilazione richiede un periodo di tempo adeguato. È utile, quindi, scegliere un argomento che stimoli la propria curiosità e sia interessante;
- l'attinenza all'indirizzo di studio: la tesina è un'ottima occasione per utilizzare le conoscenze acquisite nel corso degli anni precedenti e per rivedere alcuni dei concetti appresi durante gli anni.
È importante, inoltre, che il tema faccia parte delle competenze specialistiche di uno degli insegnanti, il quale aiuterà lo studente ad “orientarsi” all'interno della letteratura disponibile e a distinguere i contributi rilevanti da quelli che possono essere tralasciati.

Formulazione di un'ipotesi di lavoro e scrittura dell'indice provvisorio

Dopo aver pensato ad un tema si comincia a scrivere una bibliografia essenziale.
Spesso si tratta di cominciare da qualche libro di testo per poi aggiungere qualche lettura di approfondimento.
Nonostante la tesina sia di contenuto limitato e rappresenti una ricerca breve, ci si deve sempre sforzare di formulare un'ipotesi di lavoro da porre alla base del proprio approfondimento.
L'obiettivo del lavoro va fissato in modo chiaro in una o due frasi che ne denotino il carattere.
Nella formulazione dell'ipotesi di ricerca è bene interrogarsi sul senso del problema individuato, cercando di mettere in luce i collegamenti con altri fatti, culturali, storici, economici e sociali.
Un buon titolo per la tesina deve essere in grado di esprimere un punto di vista; un buon titolo è già un progetto e una buona guida all'approfondimento.
La logica che presiede alla costruzione del titolo della tesina può essere varia:
- si può seguire una strada cronologica, come si fa spesso trattando argomenti in taglio storico;
- si può preferire un piano spaziale, cioè relativo a regioni geografiche ove il problema/tema sia riscontrabile;
- si può porre nel titolo un esplicito rapporto di causa effetto;
- si può usare l'espediente di attirare l'attenzione del lettore con una domanda retorica;
- ecc...

Una tesina di impostazione storica, al di là della presentazione del dato oggettuale, deve produrre il raffronto critico della documentazione acquisita secondo un procedimento che segua l'ordine filologico e cronologico dei materiali e dei contributi, stabilendo eventualmente i rapporti ipotetici di causa-effetto tra le successive interpretazioni del fenomeno in esame.
Una tesina di tipo sperimentale può svolgere il piano di lavoro in modo induttivo partendo dall'esame di alcuni dati o evidenze empiriche variamente rappresentate (tabelle, stime, documenti) per passare ad alcune proposte interpretative.
La tesina, però, può anche assumere un andamento logico-deduttivo, partendo dalla proposta di una teoria e passando poi a valutarne l'applicazione a casi concreti. In tal caso è bene riassumere in un breve documento, una pagina, l'ipotesi che guida il lavoro e costruire uno schema sulla base del quale svolgere la ricerca.

L'individuazione del percorso da seguire non è un compito facile e lineare: è dapprima opportuno avere almeno una vaga idea di ciò che è presente in letteratura e individuare quali sono le principali teorie e le fondamentali scuole di pensiero in proposito.
In questa fase del lavoro di ricerca è consigliabile analizzare materiale di diversa natura e complessità, evitando di soffermarsi eccessivamente sui dettagli e prestando particolare attenzione ai modi con cui è stato affrontato il problema. La maggior parte della letteratura presa in considerazione non si rivelerà probabilmente utile per la stesura definitiva della tesi, ma sarà indispensabile per ricevere stimoli e per trovare un'idea interessante. Una volta individuata una pista precisa, infatti, alcuni di questi materiali verranno tralasciati, senza rimpianti.

Per far sì che le informazioni acquisite durante la ricerca non vadano perse, è bene annotare fin da subito, per ogni fonte consultata:
- il riferimento bibliografico preciso (è importante annotare anche dove è reperibile il materiale, in quale biblioteca, in quale sito internet...);
- un breve commento che aiuti a richiamare alla memoria i contenuti del materiale stesso;
- la posizione critica assunta, qualora si ritenga di avere un'idea precisa di ciò che è il contenuto di un certo materiale, definendo il suo ambito di analisi, individuando le tematiche interessanti e tralasciando gli aspetti che, pur attinenti all'argomento, comporterebbero un allontanamento dal “nocciolo” della tesi.
Per far ciò, e per verificare la coerenza interna dell'argomentazione che si va costruendo, è bene redigere un indice provvisorio che, oltre a servire come canovaccio per l'indice definitivo, metterà in luce le principali difficoltà e le contraddizioni.
Dapprima esso sarà semplicemente un elenco ragionato dei punti che verranno trattati nella tesina (è normale che, in un primo momento, tutto appaia confuso e difficile, ma al tempo stesso importante) poi, con l'aiuto dell'insegnante, che deve intervenire soltanto a questo punto, non prima, e che deve poter visionare tutto il materiale raccolto in precedenza e nel corso dell'acquisizione delle principali nozioni pertinenti, l'indice provvisorio comincerà ad assumere una struttura ben definita.

L'indice dovrà essere esteso, articolato, ragionato; cioè dovrà essere un indice nel quale, accanto al titolo del capitolo e del paragrafo sia riportato brevemente l'oggetto che si intende sviluppare, qualche commento per rendere esplicito l'ordine logico delle singole parti e la sequenza con la quale verranno presentate, l'importanza relativa dei capitoli, una spiegazione del perché sono stati inseriti.
L'indice quindi assume l'aspetto di un breve sommario della ricerca.
Procedendo in questo modo si chiariscono le idee e gli obiettivi del lavoro.

Organizzazione delle idee

Prima di mettere mano alla penna è necessario avere un'idea ben chiara di ciò che verrà esposto in ogni parte della tesi.
D'altronde, si possiede già un indice esteso e ciò, indubbiamente, è un buon punto di partenza.

La struttura della tesina può anche essere rappresentata da un diagramma ad albero dove dal problema centrale si partono diramazioni che possono essere più o meno ampliate, ma che non devono condurre a perdere di vista il tronco, cioè il problema centrale che si deve sviluppare. La struttura ad albero può aiutare a formulare gli interrogativi che guidano la scrittura della tesina e la ricerca bibliografica.

La stesura di ogni paragrafo richiede particolare attenzione; è quindi utile preparare uno schema dell'argomentazione (sotto forma di grafico o di elenco), cercando di inserirvi i riferimenti alla letteratura già predisposta e provando ad immaginare quali potrebbero essere le critiche o le esigenze di un lettore non esperto dell'argomento.

La redazione materiale di un paragrafo, naturalmente, non si esaurisce nel giro di una “mezzoretta”: è per questa ragione che uno schema ben fatto può aiutare a riprendere il filo del discorso dopo ogni necessaria interruzione e a risalire alla collocazione di ogni concetto, qualora fosse necessario apportare una modifica. Un paragrafo al giorno, prevedendo un'applicazione di quattro o cinque ore per giorno, può andare bene.

Di solito non è opportuno iniziare dall'introduzione o dal primo capitolo o dalle conclusioni. È bene incominciare, invece, dal capitolo principale, dal cuore della tesi, per poi muoversi a raggiera attorno al tema principale.
In questo modo risulta più facile calibrare l'importanza delle varie parti e non finire con un'introduzione più lunga della parte centrale!

Linguaggio e ortografia

Per prima cosa potrebbe essere opportuno procurarsi un buon libro di grammatica e sintassi per evitare, per lo meno, gli errori più grossolani; usando un vocabolario, poi, è sicuramente possibile comprendere la differenza tra parole che, nell'uso corrente, possono essere utilizzate in modo improprio.
È importante che nella stesura della tesina vengano usate frasi brevi e lineari: soggetto, verbo e complementi.
È altrettanto importante non abusare di frasi interrogative, né dirette né indirette, e di frasi esclamative.
È opportuno limitare sottolineature, grassetti, corsivi e quant'altro al minimo indispensabile.
Bisogna evitare i cambiamenti di carattere (ed è bene servirsi sempre di un carattere “facile” da leggere: il Times New Roman è il migliore) e le titolazioni elaborate “artisticamente”.

È meglio non suddividere eccessivamente i paragrafi. Non è consigliabile, usare più livelli di sottoparagrafo, ne deve bastare uno.

I termini tecnici vanno tutti definiti e non dati per scontati.

È indispensabile rileggere continuamente il lavoro, sia durante la stesura sia a stesura ultimata, non soltanto per verificare l'assenza di errori, ma anche per “ascoltarne” il ritmo e per controllare che ogni parte abbia il giusto peso nell'economia del discorso.
È necessario evitare le parole più comuni (vocaboli come “cosa” o “fatto” sono ad esempio privi di valore informativo), senza peraltro commettere l'errore di cadere in un inutile tecnicismo. Bisogna cercare sempre di trovare un termine adatto a definire il concetto che si vuole esprimere, senza timore di ripetere più volte lo stesso vocabolo, qualora esso sia il termine con il quale, in letteratura, si indica quella nozione.
Non si tema di ripetere due volte il soggetto; non si temano troppo le ripetizioni. Spesso è peggio cercare sinonimi, che non rendono con esattezza il nome, che ripetere: la stessa cosa va chiamata sempre con lo stesso nome.
È bene evitare di utilizzare la prima persona, sia singolare sia plurale, prediligendo invece la forma impersonale.
Bisogna fare molta attenzione ai giudizi di valore e alle prese di posizione troppo nette, che devono essere sempre ben argomentate e mai lasciate senza giustificazione, a titolo gratuito. Bisogna sempre evitare di giungere a conclusioni azzardate.
È bene riprendere più volte i concetti più importanti o i più ostici, perché il discorso continui ad essere chiaro e coerente, avvalendosi anche, eventualmente di esempi pertinenti e non stravaganti.

Citazioni bibliografiche

Sempre si devono usare le note per documentare la fonte delle proprie conoscenze. Non sono ammissibili affermazioni non documentate puntualmente.
È comunque bene evitare note lunghe e impegnative; se quanto si scrive è importante, va messo nel testo, se non lo è va eliminato senza scrupoli.
A volte può essere utile il ricorso a citazioni di altri autori. Allora, le parti riportate di una certa lunghezza (da due righe di testo in su) devono essere tenute separate dal testo e rientrare in modo visibile, con spaziature sopra e sotto.

Lo stile delle citazioni deve seguire certi canoni secondo le seguenti indicazioni di contenuto e di formattazione:

Schema di citazione di un volume
Iniziale puntata del nome / spazio / cognome dell'autore in maiuscolo / virgola / spazio / titolo dell'opera in corsivo (sempre in corsivo, dopo un punto e uno spazio, l'eventuale sottotitolo) / virgola / spazio / eventuale numero del volume in cifre romane / virgola / spazio / casa editrice (necessaria solo se recente) / virgola / spazio / luogo di edizione (in lingua originale) / spazio / data (non preceduta da virgola) / eventuale numero edizione successiva in esponente / virgola / spazio / p. oppure pp. / spazio / riferimento alle pagine / punto.
Esempio: B. PASTERNAK, Il dottor Zivago, Feltrinelli, Milano 19641, p. 5.
Nel caso venga indicata la collana di appartenenza di un volume, questa si inserisce subito dopo la data, tra parentesi tonde: aperta tonda / titolo collana / virgola spazio / numero di collana in cifre arabe /chiusa tonda / virgola / spazio / p. oppure pp. / spazio / riferimento alle pagine / punto.
Esempio: G. BONTADINI, Conversazioni di metafisica, II, Vita e Pensiero, Milano 1971 (Scienze filosofiche, 2), pp. 45 ss.

Schema di citazione di un lavoro all'interno di un periodico
Iniziale puntata del nome / spazio / cognome dell'autore in maiuscolo / virgola / spazio / titolo in corsivo dell'articolo / virgola / spazio / titolo del periodico in tondo tra caporali (senza la preposizione «in») / virgola / spazio / annata in cifre arabe seguita da anno tra parentesi / virgola / spazio / numero del fascicolo / virgola / spazio / p. oppure pp. / spazio / riferimento alle pagine / punto.
Esempio: T. WLASSICS, La genesi della critica letteraria di Galileo, «Aevum», 46 (1972), 2, pp. 212-236.
Se non si conosce l'annata, riportare solo l'anno, non più tra parentesi tonde.
Esempio: T. WLASSICS, La genesi della critica letteraria di Galileo, «Aevum», 1972, 2, pp. 212-236.

Schema di citazione di un lavoro (articolo, contributo, saggio, ...) in una miscellanea
Iniziale puntata del nome / spazio cognome dell'autore del lavo ro in maiuscolo / virgola / spazio titolo del lavoro in corsivo / virgola / spazio / «in» (carattere tondo) / spazio / autori o curatori delle miscellanea / virgola / spazio / titolo della miscellanea in corsivo i virgola / spazio / casa editrice (necessaria solo se recente) / virgola / spazio / luogo di edizione (in lingua originale) / spazio / data (non preceduta da virgola) / eventuale numero edizione successiva in esponente / virgola / spazio / p. oppure pp. / spazio / riferimento alle pagine / punto.
Esempio: C. MILANI, Note sulla terminologia della pace nel mondo antico, in AA.VV, La pace nel mondo, Vita e Pensiero, Milano 1985, pp. 17-29.

Schema di rinvio a opera già citata
Cognome dell'autore in maiuscolo senza iniziale puntata del nome / virgola / spazio / titolo abbreviato in corsivo seguito da tre puntini anch'essi corsivi / virgola / spazio / p. oppure pp. / spazio / riferimento alle pagine / punto.
Esempio: MILANI, Note sulla terminologia..., pp. 17 ss.
Riportare per intero i titoli che non si prestano ad alcuna abbreviazione, omettendo i tre puntini finali.
Esempio: PASTERNAK, Il dottor Zivago, pp. 23 ss.
N.B.: Nel caso di lavori con più autori, si devono intendere come «opere già citate» solo quelle già indicate nello stesso capitolo (o nella stessa parte) dell'autore in questione.

Altre convenzioni per le citazioni bibliografiche
- Nei casi di citazioni consecutive identiche, utilizzare le due forme ibi e ibidem, entrambe corsive: la prima, da usare nei casi in cui si rimanda alla stessa opera ma non alla stessa posizione, sarà seguita dai riferimenti modificati rispetto alla citazione precedente; la seconda, invece, è da usarsi quando tutti gli elementi della citazione sono identici.
- Per i rinvii interni al volume usare le forme supra e infra.
Esempi: Ibi, pp. 33-54. Ibidem. Cfr. supra, p. 56. / Vedi infra, nota 32.
- In una sequenza di titoli, se l'unico elemento uguale è l'autore (o gli autori), è possibile usare la forma «ID.» al posto del nome e cognome dello stesso autore.
- Per i volumi con uno o più curatori indicare la curatela subito dopo il cognome, tra parentesi tonde e nella lingua originale del volume (a cura di, ed./eds.).
Esempi: A. ACERBI - M. MARCOCCHI (a cura di), Ricerche sulla Chiesa di Milano nel Settecento, Vita e Pensiero, Milano 1988, pp. 13-26. W.G. CRANE (ed.), The Garden of Eloquente (1593), Scholars' Facsímiles & Reprínts, Gainesville 1954, p. 41.

Tabelle e figure

Le tabelle vanno numerate progressivamente e titolate con un titolo breve e significativo.
Ogni tabella deve riportare la fonte, che può essere la pubblicazione da cui è tratta o, nel caso di elaborazione personale, la fonte da cui sono derivati i dati.
Il titolo della tabella deve essere sintetico e non deve riportare elementi che sono chiari dalle restanti parti della tabella.
La tabella può dare una rapida impressione del fenomeno descritto, ma non sostituisce la sua spiegazione nel testo che deve rimanere rappresentazione principale del fenomeno.
Le stesse avvertenze valgono per le figure o per i grafici.

Introduzione e conclusione

Introduzione e conclusioni andranno scritte alla fine del lavoro, quando si avrà ben presente l'esatta struttura dell'argomentazione, gli eventuali problemi, le difficoltà incontrate nel corso della ricerca e i possibili sviluppi futuri, qualora la tesina rappresenti interessi da coltivare nel prosieguo degli studi.
Esse devono essere chiare e sintetiche, devono illustrare in modo semplice gli argomenti trattati nella tesi, rimandando, per i dettagli, ai capitoli corrispondenti.
L'introduzione dovrebbe invogliare a continuare nella lettura: per questa ragione è necessario accantonare tutte le conoscenze acquisite nel corso della scrittura della tesina e mettersi nei panni di un lettore non esperto.
Oltre a contenere un breve riassunto della materia trattata, dovrà chiaramente indicare perché il lavoro di tesina è stato svolto, quale è l'approccio/metodo di analisi utilizzato e perché questo può essere utile.

La conclusione è la parte che, insieme con l'introduzione, richiede il maggior sforzo di chiarezza, in quanto deve essere scorrevole e diretta.
È importante che in essa vengano presentati chiaramente i risultati ottenuti, evitando nel modo più assoluto di introdurre nuovi concetti.

Schema di esposizione

Oltre l'introduzione e la conclusione, che faranno parte integrante del testo consegnato alla commissione esaminatrice, è altamente consigliabile, visti i tempi ristretti del colloquio d'esame, preparare una sintesi di presentazione della tesina (diversa da introduzione e conclusione accluse), contenente l'esposizione con puntuali riferimenti (numero pagina e righe) al testo che i vari commissari avranno tra mano, in modo tale che l'esposizione illustri in modo esauriente e completo l'intero sviluppo dell'argomentazione presentata.
È pertanto necessario elaborare tale schema "cronometro alla mano", in modo da farlo risultare "recitabile" (senza concitazione) nel suo intero sviluppo entro il ristretto arco di 8-12 minuti (min. 2 di motivazione; min. 8 di esposizione; min. 1-2 di conclusioni); ciò permetterà ai commissari di farsi un'idea completa dell'elaborato e, pertanto, di intervenire in seguito nel colloquio rifacendosi a precisi punti di approfondimento in cui sarà possibile sviluppare più diffusamente l'argomentazione.